CATTOLICA ERACLEA: ENRICO LA LOGGIA FIGURA EMBLEMATICA DELLA NOSTRA STORIA.
ENRICO LA
LOGGIA – FIGURA EMBLEMATICA DELLA NOSTRA STORIA. (lorenzogurreri.blogspot.com)
CATTOLICA
ERCALEA NEL VENTESIMO SECOLO. (Tratto dal libro da Eraclea Minoa a
Cattolica).
IL XX SECOLO
Il secolo
precedente si concluse segnando la fine dei Fasci dei Lavoratori, dovuta
all’azione repressiva del governo Crispi. Il XX secolo fu ricco di grandi
avvenimenti che influirono sulla struttura organizzativa dell’Italia e di tutto
il mondo. In particolare la Sicilia
(compreso il nostro paese) si trovò coinvolta nella prima guerra mondiale e ne
subì gravi perdite. Partecipò alla nascita del socialismo post-bellico,
soffocato dall’irruenza reazionaria del ventennio fascista, e alla successiva
seconda guerra mondiale, accusando sempre gravi perdite sia economiche sia
umane. Durante la seconda metà del secolo, la Sicilia è stata protagonista
della nascita della democrazia, della riforma agraria, del fenomeno del grande
esodo verso l’America, il Canada e gli stati europei. Cattolica e i suoi
abitanti, pur rappresentando un minuscolo granello di sabbia nel contesto
mondiale, hanno partecipato agli avvenimenti più significativi.
Dalla prima guerra mondiale all’avvento del
fascismo
Agli inizi
del XX secolo il nostro comune era amministrato alternativamente dalle famiglie
Borsellino e Spoto, rappresentanti l'aristocrazia locale. Le classi popolari,
impegnate nella quotidiana lotta per procurarsi i viveri, erano soggiogate e
poco inclini a interessarsi di politica. La borghesia, fortificatasi con il
successo politico in campo provinciale e nazionale dell'avvocato Enrico La
Loggia, cominciò a insidiare il predominio aristocratico nella gestione
comunale. Nel 1910 era stato eletto sindaco il notaio Salvatore La Loggia,
fratello di Enrico, e subito dopo Santo Spagnolo, entrambi membri della media
borghesia.
Enrico La Loggia, era nato a Cattolica Eraclea nel 1872,
apparteneva alla famiglia borghese illuminata dei La Loggia, proprietari
terrieri. Da giovane militò nel partito socialista riformista, di cui divenne
uno dei principali promotori. Laureatosi in Giurisprudenza, esercitò la
professione di avvocato ad Agrigento.
Principale esponente della massoneria provinciale, si adoperava con
tutte le sue energie per risvegliare la coscienza del popolo e, quindi,
riuscire a spezzare il monopolio del potere, che era nelle mani
dell'aristocrazia.
Sedotto dalla
lotta politica, ripose le speranze nel movimento dei fasci. E con lo pseudonimo
di “Arrigo” fece sentire la sua voce sulle colonne del “Siciliano”, ma senza
alzarla troppo (a differenza della maggior parte degli uomini di punta del
movimento).[1]
Profuse tutte
le sue energie nel cercare di risollevare le condizioni sociali ed economiche
del ceto popolare, stimolandolo a partecipare alla vita pubblica. In verità, la
partecipazione ai movimenti politici e sociali delle classi popolari avveniva
in maniera epidermica e passiva; contadini e operai si limitavano a fare da
spettatori occasionali, impegnati com’erano a lavorare dall’alba al tramonto
per procurarsi i mezzi di sostentamento. Si prodigò, principalmente, per
migliorare le condizioni di vita degli agricoltori, propugnando la riforma
agraria. Lo storico Francesco Renda così ne parla: Enrico La Loggia,
mandato al parlamento, si affrettò a presentare insieme ad altri una proposta
legislativa di riforma agraria, in forza della quale la grande proprietà
cerealicola e pastorale nel raggio di tre chilometri dai centri abitati doveva
essere quotizzata in lotti da uno a cinque ettari da concedere in enfiteusi
perpetua a quei contadini che avessero i requisiti richiesti.[2]
Nel 1907 era
stata costituita nel nostro comune la Cassa Agraria Sociale; ne facevano parte
seicento soci, i quali chiesero e ottennero con decreti prefettizi del 1920
circa 3.500 ettari di terreno. La Cassa rurale, sotto la presidenza di Enrico
La Loggia e guidata dal fratello notaio Salvatore La Loggia sindaco di Cattolica, comprò inoltre i
latifondi di Maenza e Cuci Cuci (ha.708) da dividere in 168 quote per il prezzo
di 1.611.708 lire, mediante un mutuo del Banco di Sicilia e la raccolta delle
quote sociali. Nello stesso tempo alcuni contadini acquistarono direttamente
dai latifondisti parte dei feudi di Monte di Sara e Bissana, pagando parte in
contanti e parte in rate annuali. Mediante il rastrellamento dei risparmi,
realizzati dai contadini durante la guerra, con le rimesse degli emigranti e i
prestiti con le banche, si formò la piccola proprietà contadina[3] e andò
affermandosi il ceto dei cosiddetti borgesi.
La prima
guerra mondiale privò il paese della maggior parte della gioventù lavoratrice,
con grave danno per l'agricoltura e le nostre famiglie. Cattolica Eraclea diede
il suo contributo di sangue alla patria e soffrì la grave crisi economica, che
si protrasse fino agli anni trenta.
Nel 1920 Salvatore La Loggia fu rieletto sindaco
e con la collaborazione di amministratori riformisti, quali furono Rosario
Sciortino, Nunzio Tortorici Beddia, Francesco Schembri e Vincenzo Dangelo,
fece di tutto per risollevare l'economia del paese e venire incontro alle
esigenze popolari. Tra le altre cose, per combattere la penuria d’acqua
potabile stipulò un contratto d’adesione alla società dell'acquedotto Favara di
Burgio. In questo modo la grave crisi idrica, dovuta alle accresciute esigenze
e a una parziale inattività delle sorgenti locali, fu risolta.
Il 18 luglio
del 1920 fu pubblicato a Cattolica e diffuso in tutta la provincia, il primo
numero del quindicinale “La Sferza”,
diretto da Giacomo Magrì, vicino
alle posizioni dell’on.le Enrico La Loggia. Nel 1921 per opera dei fratelli
La Loggia fu fondato il partito della Democrazia Sociale, in cui confluirono
radicali, riformisti e parte delle classi popolari.
La fortuna
politica della famiglia La loggia
con l’avvento del fascismo venne meno. Enrico La loggia accusò di brogli
elettorali il regime ed ebbe una lite furibonda con il gerarca fascista
Storace. Per la sua condotta antifascista fu sottoposto a misure di prevenzione
e costretto ad abbandonare l’attività politica per tutto il ventennio.
Salvatore La Loggia fu l’ultimo sindaco eletto democraticamente, seguì la sorte
del fratello Enrico e si ritirò dalla politica attiva. Con l’affermarsi del
regime fascista, furono smantellati i consigli comunali, abolite le cariche di
sindaco e assessori e l’amministrazione comunale fu affidata a un podestà di
nomina prefettizia, indicato dai gerarchi fascisti.
Negli anni
che precedettero il fascismo, iniziò l'emigrazione verso gli Stati Uniti
d'America, l'Argentina, il Brasile e il Venezuela. L'America ricca (Stati
Uniti) era il sogno degli emigranti cattolicesi; l'America povera (Brasile,
Argentina, Venezuela) il ripiego e l'ultima speranza dei più bisognosi. Dal
1910 al 1925 si sviluppò il fenomeno dell'emigrazione clandestina; molti
rimasero nelle terre americane, altri ritornarono o perché rimpatriati, o dopo
aver messo da parte un gruzzoletto, sufficiente per comprarsi qualche ettaro di
terra e, quindi, riuscire a procurare i mezzi di sostentamento alla propria
famiglia. Alcuni di loro ritornarono convertiti alla religione dei protestanti
evangelici e cercarono di diffonderla in paese. Incontrarono resistenze nel
clero locale e provocarono la vivace contestazione di alcune cattoliche
bigotte.
Al declino
politico di Enrico La Loggia, provocato dal prorompente fascismo, corrispose a
Cattolica Eraclea una perdita di potere da parte della borghesia più
illuminata, dei ricchi borgesi e del movimento contadino. L'aristocrazia
e i membri della borghesia più ricca di Cattolica Eraclea, invece, aderirono al
fascismo, perché nell’ideologia fascista intravedevano la possibilità di
riacquistare il potere, la sicurezza economica e gli antichi privilegi.