INTERVISTE AI PROTAGONISTI DELLA NOSTRA STORIA

INTERVISTA A MIO PADRE




ROSARIO GURRERI, nato a Cattolica Eraclea il 27.03.1913, amministra­tore comunale dal 1962 al 1978. Deceduto nel 2005.
Cattolica Eraclea, lì 25 agosto 1992.

Domanda: -Il nonno è emigrato in America, perché?
Risposta: - In paese non c'era lavoro, io avevo appena un anno e mio padre nel 1914 fu costretto a emigrare negli Stati Uniti. È rimasto in America per un periodo di circa cinque anni, poi è ritornato, perché qui aveva lasciato la moglie e cinque figli. In America, inoltre, subito dopo la prima guerra mondiale, c'era stata un'epidemia di spagnola e mio padre, spinto dalla paura di morire in terra straniera lontano dalla famiglia, ha deciso di lasciare l'America e i fratelli Lorenzo e Baldassare. Nel 1919 ritornò in paese unitamente al fratello Liborio.
Domanda: - Durante il periodo del fascismo che lavoro faceva il nonno Rosario? Come viveva la nostra famiglia?
Risposta: - Con i soldi guadagnati in America, aveva comprato un asino e un mulo e si era messo a fare il contadino. Nell'anno 1920, in seguito ad una grande carestia, dovuta alla siccità, ha perduto tutto il raccolto e la nostra famiglia si è trovata in grave difficoltà economica.
Domanda: -Ti ricordi qualche fatto particolarmente importante accaduto durante il ventennio fascista, riguardante la nostra famiglia?
Risposta: - Avvenimenti particolari non me ne ricordo, mio padre ha conti­nuato a fare sempre lo stesso lavoro, aveva delle terre in affitto ... facevamo i seminati, lavoravamo tutti allo scopo di portare il pane a casa.
Domanda: - Chi vi dava le terre in affitto?
Risposta: - I proprietari di Cattolica, i ricchi: la Cavalera e 'u Signurinu.
Domanda: - Come si chiamavano?
Risposta: - Uno era il prof. Borsellino, il medico, l'altro il barone Giacomo Maria Spoto.
Domanda: - Durante il periodo del fascismo come si svolgeva la giornata lavorativa di un agricoltore?
Risposta: - La mattina ci alzavamo, prima che facesse giorno, e partivamo verso le cinque. Dopo una giornata di duro lavoro, la sera ritornavamo secondo la stagione: d’inverno verso le ore sedici o diciotto, d’estate per andare a mietere il grano partivamo alle quattro e ritornavamo al tramonto del sole.
Domanda: - Le ore di lavoro in più, fatte durante l'estate, erano pagate?
Risposta: - No, la giornata lavorativa era pagata sempre uguale. C'è stato un periodo in cui si guadagnavano 12 lire per un giorno di lavoro, cioè dal 1925 al 1928, poi c'è stato un periodo di ristrettezza e dal 1929 in poi il bracciante era addruvatu per otto lire.
Domanda: - Chi ritornava dall'America come si adattava a vivere in paese?
Risposta: - Dal 1920 al 1930, alcuni operai e braccianti fecero ritorno a Cattolica e portarono un po' di soldi, con cui si comprarono delle terre e si murarono le case nel quartiere dietro Mercede, inteso degli americani. Alcuni lavoravano le loro terre, altri continuarono ad andare a giornata.
Domanda:- Quindi il ritorno degli emigrati dall’America portò un certo benessere?
Risposta: - Certamente.
Domanda: - Hai sentito parlare di un certo Giambù?
Risposta: - Giambù? Sì, in America dirigeva un'impresa, ha portato molto denaro ed ha comprato la casa, dove ora abita Rosario Crapanzano, all'angolo tra via Amendola e via Collegio.
Domanda: - Era molto ricco? È vero che ha prestato i soldi all'amministrazione per costruire il municipio?
Risposta: - Sì, era molto ricco. Del prestito al comune non ricordo nulla. Domanda: - Che cosa ha fatto dopo? È ritornato in America?
Risposta: - No, è rimasto in paese e qui è morto. Ricordo che era sposato, ma non aveva figli. Si chiamava Antonino Ragusa e la moglie era una zia di Salvatore Gangi.
Domanda: - Lavorando a giornata, vi regolavate con l'orologio?
Risposta: - Il nostro orologio era il sole. Qualcuno l'aveva, ma non gli serviva per controllare le ore lavorative. Oggi, nessun operaio dimentica di portarlo con sé.
Domanda: - Facciamo un passo avanti, parliamo degli anni che precedettero la II guerra mondiale. Cattolica servì come rifugio a tanta gente, ai cosiddetti sfollati provenienti da Porto Empedocle, Agrigento e Sciacca. I cattolicesi come li accolsero?
Risposta: - Questo è avvenuto nel 1942-43. Ricordo che i marinisi furono accolti bene... da noi gli estranei sono trattati sempre bene! In maggioranza erano della Marina (Porto Empedocle), i commercianti vendevano loro tutto il necessario e incrementavano gli affari.
Domanda: - Era gente ricca?
Risposta: - No, la maggior parte era povera. Qualcuno stava bene, come ad esempio lu gnuri, che possedeva un carrozzino e con esso accompagnava i viaggiatori dalla stazione ferroviaria al paese.
Domanda: - Lavoravano?
Risposta: - La maggior parte no, non erano contadini, qualcuno si adattava a fare i lavori leggeri.
Domanda: - Qual è stata l'impressione suscitata nella nostra popolazione? I marinisi hanno portato delle novità?
Risposta: - Hanno portato un po' più di vita moderna, sia nel vestire sia nel modo di fare. Per esempio vestivano con più eleganza di noi; le loro donne si davano il rossetto alle labbra e si facevano la permanente.
Domanda: - Nel rapporto tra i due sessi ci sono state innovazioni?
Risposta: - Certamente... per esempio a Cattolica si era soliti, prima di ballare con la propria fidanzata, chiedere il permesso al padre e alla madre e non sempre si otteneva. I marinisi hanno introdotto il ballo libero e, quindi, i giovanotti hanno potuto invitare le loro donne senza chiedere il permesso ai genitori.
Domanda: - Dei podestà che ci sono stati a Cattolica, ne ricordi qualcuno? Risposta: - Vagamente, non m’interessavo di politica.
Domanda: - In questo periodo gli operai, i contadini e i braccianti s'interessavano di politica?
Risposta: - Quasi mai, perché non solo non ne capivamo niente, ma non avevamo tempo per queste cose, poiché lavoravamo dalla mattina alla sera. Io, per esempio, ritornavo a casa a sera tardi, mangiavo e andavo a dormire.
Domanda: - Cos' è stata la guerra per il nostro paese?
Risposta: - Ci sono stati tanti morti, a cominciare da mio fratello Lorenzo che è partito per la Russia e non è più ritornato! Per noi la guerra ha rappresentato solo lutto e miseria.
Domanda: - Ti ricordi di altri caduti in guerra?
Risposta: - Sì, la prima notizia di morte riguardò il tenente Ezio Contino, cui, in seguito, è stata intitolata la scuola media, poi ne seguirono tanti altri.
Domanda: - Ci sono stati allarmi e bombardamenti in paese?
Risposta: - Allarmi ogni 24 ore. Bombardamenti veri e propri non ce ne sono stati. Quando suonava la sirena dell'allarme, partivamo per la campagna e ci rifugiavamo nella galleria, dove passava il treno, che serviva da ricovero, oppure in un posto isolato della campagna. Altri rimanevano in paese e si riparavano a piano terra, poiché non c'erano sotterranei. Una volta eravamo in campagna a lavorare nelle terre del Signurinu a Montesara e, sentendo esplodere delle bombe, di corsa ci siamo rifugiati nella casa del padrone.
Domanda- Gli americani entrando a Cattolica Eraclea cosa hanno fatto?
Risposta - Sono entrati in paese con quattro carri armati e un reggimento di soldati. Hanno sostato con tutti i carri armati in piazza Umberto. Io li osservavo da vicino e non riuscivo a capire com’erano fatti. Nello stesso tempo sentivamo il rumore degli aeroplani americani che passavano.
Domanda - Che cosa regalavano gli americani alla popolazione?
Risposta: - Qualche cosa da dare da mangiare ai bambini, forse caramelle e cose di miseria. Ricordo che furono accolti molto bene, anche perché erano temuti.
Domanda: - Chi c'era al loro fianco, quando sono entrati in paese?
Risposta - Ricordo che c'erano l'arciprete D'Angelo e il comandante della stazione dei carabinieri, di altri non mi ricordo. Sono rimasti a Cattolica per qualche mese. Si sono accampati presso la G. I. L. .
Domanda: - Erano molti i soldati che stazionavano in paese?
Risposta: - No, pochi. Mi ricordo di uno di loro: si chiamava Pasquale ed era d’origine napoletana, sempre allegro, faceva amicizia con tutti.
Domanda: - Subito dopo la guerra a Cattolica si cominciò a parlare di partiti politici, vero?
Risposta: - Sì ... si formò un comitato di liberazione, che nominò un’ammini­strazione con a capo il prof. Gaspare Amico e come assessori alcuni suoi seguaci. Tutto questo è stato fatto con l'approvazione degli americani.
Domanda: - Nel 1945 si formarono i primi partiti e, quindi, subito dopo ci furono le elezioni, chi vinse?
Risposta: - Nelle elezioni del 1946 furono presentate due liste: una formata da operai, contadini, braccianti ed ex militari, chiamata Blocco del popolo e l'altra, comprendente i professionisti, era della D.C.; vinse il Blocco del popolo.
Domanda: - Nel 1949 chi vinse?
Risposta: - La Democrazia Cristiana.
Domanda: - Come si stava in questo periodo del dopoguerra?
Risposta: - Il tenore di vita era migliorato di molto.
Domanda: - Come mai allora tanta gente partiva per il Canada?
Risposta: - Si stava meglio di prima della guerra, ma tante famiglie continuavano a rimanere povere. Non si riusciva a campare bene, ogni capofamiglia si preoccupava dell'avvenire dei figli e cominciò a cercare una via di sbocco. Le notizie rassicuranti, che venivano dai primi emigrati in Canada, fecero il resto. A Cattolica, in verità, non si è mai vissuto veramente bene! La speranza di vivere una vita lussuosa, di guadagnare in poco tempo tanti dollari e diventare ricco invogliava la gente a emigrare.
Domanda: - Nella nostra famiglia chi è stato il primo ad andare in Canada? Risposta: - Mio suocero, emigrato nel 1957, quando la muratura attraversò un periodo di crisi e stava per scomparire. Era uno dei migliori mastri muratori e non riusciva con il suo lavoro a campare la famiglia!
Domanda: - È stato un bene o un male l'emigrazione?
Risposta: - Un bene per le famiglie di mio suocero e dei miei fratelli, perché hanno dato un avvenire ai figli. Un male per quelli che, come me, sono rimasti senza familiari vicini.
Domanda: - Per il paese?
Risposta: - In generale è stato un bene, perché siamo andati avanti. Se fossero rimasti tutti in paese, avremmo avuto problemi seri. Del resto coloro che sono emigrati sono andati a trovare lavoro, a costruirsi una bella casa e a vivere da uomini. Inoltre, quasi tutti, nei primi tempi, mandavano ai parenti qualche dollaro e questo fatto ha aiutato la nostra economia.
Domanda: -In quale periodo sei stato assessore comunale?
Risposta: - Nel 1961 sono stato eletto per la prima volta consigliere comunale. Nel gennaio del 1962 assessore. Era sindaco l'onorevole Giuseppe La Loggia, che, essendo alla Regione, non poteva essere sempre presente in comune ed io in qualità d’assessore anziano lo sostituivo.
Domanda: - L'elezione fu vinta dalla D.C., nella cui lista erano presenti due gruppi: uno d’estrazione popolare "li coppuli", cioè coltivatori diretti, artigiani e operai, l'altro i professionisti "li cappeddra", è vero?
Risposta: - Sì, io facevo parte del gruppo di operai e coltivatori diretti e da loro sono stato scelto per amministrare il paese.
Domanda: - Quali sono state le opere realizzate con la predetta amministrazione?
Risposta: - Prima dell’onorevole La Loggia la cassa comunale era quasi vuota. Poi, ci ha fatto ottenere un contributo dalla Regione ed ha sistemato il bilancio comunale. Tante cose sono state sistemate, gli impiegati furono regolarmente pagati, i netturbini furono assunti in pianta stabile. L’on.le La Loggia, a un certo punto si dimise e fu eletto sindaco il prof. Santo Spagnolo, preside della scuola media.
Domanda: -Durante la seconda amministrazione cosa avete realizzato?
Risposta: - Ricordo che nel 1968 abbiamo sistemato il quartiere San Silvestro, facendo le strade, anche perché d'inverno con il fango che c'era non erano transitabili.
Domanda: - Per quanti anni hai fatto l'amministratore?
Risposta: - Dal 1961 al 1966 e dal 1968 al 1973. Negli ultimi anni sono cambiati tanti sindaci, perché ognuno voleva avere il piacere di farlo e bisognava eseguire la rotazione. Si sono alternati: il prof. Ippolito, l'avv. Amato e il prof. Re.
Domanda: - Il problema dell'acqua in questo periodo era molto preoccupante. Che cosa avete fatto per risolverlo?
Risposta: - Fu un periodo critico, l'acqua mancava per lunghi periodi e fu allora che si avviarono le pratiche per il rifacimento della rete idrica interna e per ripristinare l'acquedotto del Canalotto-Case Nuove.
Domanda: - Quali sono le opere che hai seguito particolarmente e per la cui realizzazione ti sei prodigato?
Risposta: - Ho partecipato con gli altri amministratori alla definizione della costruzione della scuola media, dell'ufficio di collocamento, del poliambulatorio e di tanti altri lavori. Per esempio, io e il sindaco Cosimo Re, superando parecchi ostacoli, abbiamo istituito la biblioteca comunale.
Domanda: - La popolazione come si mostrava nei tuoi riguardi?
Risposta: - La gente si è sempre mostrata bene, anche perché io ero molto popolare (alla mano), sempre disponibile. Chi aveva bisogno di me, veniva a trovarmi a casa anche a ora di pranzo e non trovava mai la porta chiusa! Qualche critica l'ho ricevuta dalle opposizioni, ma questa cosa era naturale, l'opposizione ci deve sempre essere.
Domanda: - Oggi, il tenore di vita è migliore di quello di ieri?
Risposta: - Certamente, è cominciato a migliorare fin dal 1960. Oggi è migliore. L'operaio è rispettato molto di più; chi lavora è a posto, perché è pagato bene e con un orario giusto, un massimo di otto ore; chi non lavora, logicamente, non si trova tanto bene.
Domanda: - Prima il problema principale dell'operaio era di trovare un lavoro anche giornaliero per sfamare la famiglia, oggi invece?
Risposta: - Oggi i problemi delle nostre famiglie non sono così vitali, ma tanti che non possono trovare lavoro vivono male, specialmente giovani diplomati e laureati, perché gli operai riescono sempre a trovare qualcosa da fare. In conclusione il tenore di vita è migliorato di molto, specialmente per la classe operaia.
Domanda: - Oggi l'operaio è rispettato dai padroni?
Risposta: - Si fa rispettare, no che è rispettato! Nel senso che si oppone ai desideri ingiustificati dei padroni e lavora solo per 7 o 8 ore al giorno ed è pagato secondo le tariffe sindacali. Prima non poteva opporsi, oggi con l'aiuto dei sindacati può pretendere, giustamente, tutto quello che gli spetta. Inoltre, l'operaio s'impone anche perché è più istruito e conosce le leggi e i propri diritti.



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