LA VITA SOCIALE DEL SECOLO XVIII A CATTOLICA. (Una pagina di storia).

 

     La vita sociale del secolo XVIII

 

    L'incremento demografico, avvenuto durante il primo secolo di vita per un verso arricchì il paese di nuova forza umana, attiva e volenterosa, mentre dall'altro diede origine ad una crisi occupazionale, che si trascinò per tutto il Settecento e, aggravata dalle carestie e dalle altre calamità naturali, sfociò nei moti rivoluzionari dell'inizio del XIX secolo. Continuarono a venire a Cattolica bravi artigiani e volenterosi agricoltori. Essi si costruirono le case, sfruttando le risorse locali e le cave di pietra e gesso, site nelle terre comuni.

Al principe Giuseppe Del Bosco, morto l’8 gennaio 1721, successe il nipote Francesco Bonanno, figlio di Rosalia Del Bosco e di Filippo Bonanno e Marino, principe di Roccafiorita e Gentiluomo di camera del re Carlo II di Napoli (Carlo III di Spagna). Questi prese l'investitura del principato di Cattolica e degli altri possedimenti, dopo aver vinto la causa che lo vedeva opposto a Vincenzo Del Bosco, principe di Belvedere. Francesco Bonanno visse a Palermo dove ricoprì la carica di pretore, nel 1733 fondò il Generale Albergo dei poveri e nel 1735 fu nominato gentiluomo di camera del re Carlo III di Spagna. Nel 1760 ricoprì la carica d’ambasciatore straordinario del Regno delle due Sicilie. Morì a Palermo nel 1769 e fu sepolto ai Crociferi. Gli alti incarichi di governo ricoperti non gli consentirono di amministrare direttamente il principato di Cattolica; in questo compito veni­va sostituito dalla nuova aristocrazia locale che si andava affermando, formata da ricchi proprietari, ecclesiastici, notai e medici, provenienti dalla borghesia. Alcuni di loro si erano arricchiti sproporzionatamente, tanto da essere in grado di acquistare interi feudi e con essi i relativi titoli nobiliari.

      Nel XVIII secolo si stabilirono a Cattolica le famiglie dei baroni Spoto, Rizzuto e Borsellino, ognuno dei quali sposò una delle tre figlie del ricchissimo don Pietro Montalto.

Don Gaspare Borsellino (conosciuto anche come Borzellini), sposato con Anna Montalto, ebbe tre figli: Francesco, Giovanni (morto nel 1816 senza figli) e Dima, che intraprese la vita ecclesiastica e giunse al grado di canonico.

    Nel 1774 fu costruito il palazzo dove andò a vivere il barone don Francesco Borsellino, proprietario di tre ottavi del feudo Giardinello in territorio di Sciacca e Caltabellotta. Il barone don Gaspare Borsellino, figlio di Francesco, nato il 20 settembre del 1765 e deceduto nel 1842, fu nominato Pro-Conservatore della Terra di Cattolica nel 1802 e prese possesso, alla morte del padre (1808), di cinque ottavi del feudo Giardinello il 10 aprile del 1808.

    Dal 1740 al 1779 il principato fu governato da Giuseppe Bonanno Filangeri, il quale, pur rimanendo legato alla capitale per gli impegni di governo, non disdegnò di risiedere per lunghi periodi a Cattolica, tanto che in questo principato volle costruirsi un palazzo (1760-1778), dove poter dignitosamente dimorare durante le sue visite o nei periodi di riposo. La sua dimora principale era il palazzo di villa Cattolica di Bagheria. Per mantenere alto il prestigio del suo casato, fece molti debiti ed ipotecò tutti i beni posseduti nel principato di Cattolica.

    Durante il XVIII secolo la popolazione continuò ad aumentare, così come crebbero i bisogni della povera gente, accresciuti dalla disoccupazione, dalle malattie e dalle angherie dei potenti, che spesso rendevano la vita degli umili quasi insostenibile. Nel predetto periodo prosperava solo il commer­cio fisso e ambulante. In occasione della festa del Rosario venivano a Cattolica commercianti di tutta la Sicilia. Un gran mercato d’animali era affiancato dalla vendita d’attrezzi per i lavori agricoli, scarponi e vestiti, per proteggere gli agricoltori dall'imminente inverno.[1] In occasione della fiera dell'anno 1760, tra gli altri commercianti, venne a Cattolica Francesco Leonardi. Egli, trovandosi bene, si fermò, si sposò ed aprì un negozio di stoffe. Da Francesco e Giovanna Lumia, nacque il 12 agosto del 1769 Pasquale Leonardi Cattolica, ostetrico di chiarissima fama. Don Giuseppe Castronovo così ne parla:

 

     Fece gli studi letterari e filosofici nel seminario di Girgenti e poi andò a Napoli a studiare medicina ed ivi fu nominato, prima chirurgo straordinario e dopo ordinario dell'ospe­dale degli Incurabili, insegnò con raro successo anatomia descrittiva e chirurgia. Prese parte alla Rivoluzione del 1799, ma si sottrasse alla prigione e al patibolo... e se ne fuggì, travestito da marinaio, a Marsiglia, donde recossi a Parigi. ...Medico dell’esercito francese, fu decorato sul campo della Croce della Legion d'Onore da Napoleone I, ...tornò in Napoli e fu nominato professore di ostetricia nella R. Università.[2]

 

    Grande fu l'influenza che Pasquale Leonardi Cattolica esercitò sulla formazione della giovane borghesia cattolicese. Di questo fatto ci dà conferma Raimondo Falci nella sua opera volta ad illustrare le radici della famiglia Leonardi e gli avvenimenti che hanno interessato i membri di essa dalla rivoluzione francese agli albori del Risorgimento italiano:

 

   Pasquale Leonardi Cattolica, laureatosi in medicina, per l'elevatezza del suo ingegno, pel suo carattere adamantino, per l'amore ai grandi ideali di libertà e di giustizia che furono l'unica mira della sua limpidissima vita politica, ben presto riscosse la fiducia e l'affetto dell’ambiente elevato e popolare di Napoli, il quale per nobilitarne ancor più la figura continuò anche nella vita professionale a chiamarlo col nome della sua città natia: Cattolica. Il Leonardi dalla scuola dei suoi maestri (Ferrari, Sementini, Villari e Cirillo) non aveva soltanto appreso le cognizioni scientifiche e l'esercizio pratico e professionale, dalla cattedra aveva anche intesa la parola affasci­nante della rivoluzione, l'esecrazione del dominio borbonico, l'esaltazione dei nuovi principi di libertà e di uguaglianza, che la rivoluzione francese cominciava ad affermare con la presa della Bastiglia, il 14 luglio 1789. ...Alla proclamazione della Repubblica Partenopea del 1799 Leonardi Cattolica era tra i rivoluzionari, tra quell’eletta schiera di giovani che bandiva nei pubblici comizi al popolo, ancora immaturo e non preparato alle conquiste della rivoluzione, i sacri principi di libertà e di uguaglianza, i diritti dell'uomo, l'abolizione del dispotismo, dell'arbitrio nel governo ed il consolidamento della Repubblica Partenopea. ...Pasquale Leonardi Cattolica poté sfuggire alle ricerche ed alle mani sanguinarie degli aguzzini, salvato dal maestro Domenico Ferrari per il bene della scienza e dell'umanità. Il Leonardi vestito da marinaio su un piccolo legno procidano, fuggì a Marsiglia, divenne chirurgo militare dell’esercito napoleonico. Bonaparte lo nominò cavaliere della legion d'onore e deputato a recarsi nell'isola di San Domingo col generale Rochambeau. ... Pasquale Leonardi i1 20 dicembre 1802 ottenne il suo antico ufficio nell’ospedale degli Incurabili ed il privato insegnamento di anatomia descrittiva e delle operazioni chirurgiche. Nel 1806 con decreto reale fu nominato professore di ostetricia dell’Ateneo napoletano. Promosse ed ottenne la fondazione della clinica ostetrica, della quale ebbe la direzione l’11 Gennaio 1812.[3]

             Il Leonardi, il suo segretario ed alcuni dei suoi discepoli, tra cui i nipoti Pasquale Pacino e Francesco Leonardi, facevano parte della carboneria, che aveva assunto una certa importanza nel regno di Napoli agli inizi del XIX secolo. Pasquale Leonardi Cattolica morì a Napoli il 23 luglio 1845 e dopo la sua morte, gli fu intitolata la facoltà di Scienze e Tecnologie dell’Università di Napoli Parthenope. 

   In seguito alla morte di Giuseppe Bonanno (1779), s'investì del principato il 21 marzo del 1781, il figlio primogenito Francesco Antonio Bonanno Borromeo. All’apertura del testamento il principe si accorse che i beni di famiglia erano inconsistenti, poiché il padre ne aveva venduto o ipotecato la maggior parte. A causa del tracollo economico del gran casato, com’è esplicitamente dichiarato nel documento del 7 novembre 1780, redatto da Emanuele Bonanno procuratore del nipote, in cui si dice:

 

    Avendo passato a miglior vita D. Giuseppe Bonanno Principe della Cattolica suo genitore avrebbe dovuto investirsi delli Stati e terre baronie e feudi ed altri che possedeva il defunto suo Padre infra l’anno che sta per spirare alli 28 novembre 1780 e perché le circostanze della sua casa per la sudetta morte di detto suo genitore hanno accaggionato diverse ingentissime spese a segno tale che non ha potuto fare le spese necessarie per l’investitura che dovrà pigliare come figlio ed immediato successore di detto suo defunto genitore, né meno ha speranza di poterle fare presentemente, perciò ha stimato proprio ricorrere a V. E. affinché gli accordasse la proroga di altri quattro mesi infra quel tempo penserà raccogliere il denaro necessario per potersi investire delli sudetti feudi volendo il tutto sperare da V. E. lo che riceverà a grazia[4].

 

    Durante il governo del principe Francesco Antonio Bonanno si formò nel paese una nuova aristocra­zia, che in seguito riuscirà a sostituire pienamente i principi comprando i loro feudi e gestendo l'amministrazione comunale. Tra questi ricordiamo don Pietro Montalto, il marchese Gaspare Borsellino (1803-1821), il barone Giacomo Spoto(1821-1828), don Vincenzo Rizzuto (1831-1834) e il barone Giovanni Tortorici (dal 1840-1843). Grande potere (religioso, economico e sociale) ebbero i sacerdoti e i padri del convento della Mercede, unitamente alle loro famiglie, di solito ricco-borghesi; per esempio i sacerdoti Antonino Manganante, Antonio Contino e Giovanni Rizzuto.



[1] Caratteristica non ancora andata in disuso di questa fiera era la vendita di li 'ncirati, mantelli incerati adoperati dai contadini per ripararsi dalla pioggia, e di tutti gli attrezzi agricoli necessari durante il corso dell'anno.

[2] G. Castronovo, op. cit., pp. 42-43.

[3] R. Falci, op. cit., p. 42.

[4] Testamento del Principe Giuseppe Bonanno.

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