LA NASCITA DI CATTOLICA E LA FINE DELLA
COMUNITÀ GIUDAICA
Cocci di ceramica medioevale
Tombe scavate nella roccia
Ruderi
Stele araba.
I pochi abitanti, rimasti sul
monte della Giudecca, durante il XVI secolo vissero in condizione d’isolamento
e abbandono fino a quando Blasco Isfar et Corilles non ritenne opportuno
trasformare il villaggio di Ingastone (sorto nelle vicinanze della Giudecca) in
Università. Per attirarli nella nuova Terra offrì loro delle
terre da coltivare e la possibilità di assimilarsi agli altri coloni cristiani,
provenienti da altri comuni siciliani.
Per la novella Università
era stato scelto il nome di Cattolica, al fine di rendere omaggio sia alla
corte reale e sia all’arcivescovado di Palermo, manifestando l’intenzione di
diffondere il cattolicesimo in quelle terre ancora infestate da costumi e
usanze saracene, berbere ed ebraiche. Per convincere i pochi abitanti della
Giudecca e i loro parenti, che facevano parte delle università viciniori, a
trasferirsi a Cattolica, diede loro delle agevolazioni particolari: uso
gratuito delle cave, delle acque e delle terre comuni, un censo molto
favorevole sia per le case sia per le terre, di misura inferiore a quello
adottato in altri paesi vicini, e la possibilità di meglio integrarsi nella
comunità cattolica, senza discriminazione alcuna. Questo fattore fece sì che
alcune famiglie ebree, mal sopportando le discriminazioni subite in altri
comuni, si convinsero a cercare miglior fortuna nel novello paese e
contribuirono in poco tempo ad aumentare notevolmente la popolazione di
Cattolica, tanto che nell’arco di un decennio gli Isfar da baroni furono
nominati prima duchi e poi principi.
Quando le avanguardie trovavano
lavoro e condizioni decenti di vita, come tutti gli emigranti di questo mondo,
richiamavano parenti ed amici rimasti nella terra di origine. Solo così si può
spiegare la grande diffusione ad esempio dei cognomi Angelo o d’Angelo e
Ardagna, Adragna.[1]
In che misura gli ebrei
conversi contribuirono alla crescita della novella Università, lo
possiamo ricavare da un esame dei cognomi dei primi abitanti. È noto che gli
ebrei, al momento di convertirsi al cristianesimo, cambiavano i loro nomi e
cognomi. I seguenti nomi erano scelti dai neofiti con più frequenza: Giovanni,
Giacomo, Pietro, Matteo, Angelo, Girolamo, Antonino, Andrea, Battista, Simone,
Marco, Alfonso, Mariotto, Scipione, Raffaele, Andreotto, Elia e Raimondo,
Caterina, Margherita, Angela, Mattia, Antonella, Isabella, Giovannella, Rosa,
Laura, Lisabetta, Alfonsina, Andriana, Sicilia, Benedetta, Paola, Polita,
Vittoria etc. . Per quanto riguardava i cognomi, solitamente adottati, i più
frequenti erano quelli indicativi della città o regione di provenienza,
preceduti dal “di”, quali ad esempio: di Avola, di Burgio, di Bologna o
Bolognese, di Caltagirone, di Castronovo, di Catania, di Geraci, di Girgenti,
di Licata o Licatese, di Malta o Maltese, di Messina, di Milazzo, di Napoli, di
Naro, di Noto, di Patti, di Petraia, di Piazza, di Pisa, di Ragusa, di Spagna o
Spagnolo, di Taormina, di Termini, di Trapani, di Venezia o Veneziano. Venivano
anche adoperati cognomi che indicavano il mestiere esercitato o d’appartenenza
a una famiglia o a una persona, quali: de Alesi, de Angelo, de Bruno, Firraro,
de Diana, de Giordano, de Gurrerio, de Leo, Lo Presti, Oliveri, de Rizzato, de
Russo, de Sciortino, Spataro; e inoltre altri cognomi senza particolari
specificazioni come ad esempio: Bellavia, Bentivegna, Buongiorno, Monsignore,
Castello, Finocchi, Gentili, Grimaldi, Joffré, La Gaipa, La Bambina, Lanolina,
Lanzalone, Li Pira, Lo Campo, Montalbano, Mulé, Nucifora, Palombo, Perrone,
Russo, Sala, Santalucia, Sciarrat, Stagno, Torturici, Ventonino, etc.[2]
Gran parte dei cognomi
anzidetti li ritroviamo tra i primi abitanti del novello comune di Cattolica,
come si può verificare consultando i Riveli degli anni che vanno dal 1616 al
1811.