IL MOVIMENTO CONTADINO E LA RIFORMA AGRARIA
Dopo le dimissioni
di Giuseppe Spagnolo la guida dell’amministrazione fu presa dal
socialista Ins. Giuseppe Petralia, il quale riuscì a mantenerla fino
al 1948, grazie ad una maggiore duttilità politica.
La sua
amministrazione era formata dai signori: Armenio Vito, Arcuri Felice
Paolo, Sferlazza Antonino, Renda Giuseppe e Beddia Nunzio. Il sindaco
Petralia si dedicò a migliorare l'impianto idrico in via Amendola,
in via Casola e in via Aranci (delibere 114 e 115). In seguito alle
dimissioni di n.15 consiglieri comunali su 20, l'Amministrazione
Comunale fu sciolta e, in data 2 maggio 1948, fu nominato commissario
prefettizio il Dott. Carlo Leo. In questo periodo alcuni cittadini
ottennero l'allacciamento alla conduttura dell'acqua potabile con il
pagamento di un canone annuo di lire settecento (delibera
n.129/1948).
Il movimento
contadino e la riforma agraria
All’indomani della
guerra lo stato di miseria, in cui si vennero a trovare le famiglie
contadine siciliane, raggiunse i livelli di guardia. Le forze
sindacali e politiche di categoria si prodigarono per fare ottenere
ai braccianti agricoli le terre da coltivare, scorporando i grandi
feudi, che i ricchi proprietari terrieri preferivano utilizzare a
pascolo. Gli agricoltori furono impegnati in
Un’aspra
battaglia contro un vecchio nemico interno: la classe baronale. Era
cominciata la partita decisiva, quella senza esclusione di colpi, in
cui uno dei due contendenti avrebbe avuto scacco matto, con evidenti
ripercussioni sul futuro dell’isola. Da un lato la classe dei
baroni: spietata nella sua azione di repressione dei movimenti
contadini, forte per la sua solida posizione economica con le radici
ben piantate nei feudi. Dall’altro lato un movimento contadino
vasto e irato, ma consapevole di giocarsi molto in questa lotta, non
più fermo alle vampate di paglia, in grado di ripensare criticamente
la lezione gramsciana.1
In
tanti comuni sorsero cooperative agricole, a Cattolica Eraclea il 19
marzo del 1944 fu inaugurato il circolo dei lavoratori e,
successivamente, fu fondata la cooperativa La
Proletaria. In
seguito all’emanazione dei decreti del ministro comunista Fausto
Gullo nacque la speranza nel movimento contadino di potere ottenere
la tanto sospirata terra. La parola d'ordine fu la
terra ai contadini. La
fase iniziale della lotta fu caratterizzata dalla richiesta dei
latifondi incolti, mentre successivamente si richiese un’organica
riforma agraria.
La lotta per la
conquista della terra fu dura; durante le manifestazioni avvennero
incidenti di lieve entità, ma in seguito ci furono attentati e
uccisioni. La reazione agrario-mafiosa si manifestò in tutta la
Sicilia:
Mai lotta sociale
ha avuto tanti martiri (in tutta la Sicilia), quanti la lotta per
l'occupazione delle terre incolte o mal coltivate! Ma deve anche
aggiungersi che mai lotta sociale è stata così ricca di conseguenze
.2
Nei momenti di
crisi, che si attraversarono nel dopoguerra, la politica soffocò i
sentimenti di amicizia e tolleranza e, spinta dall’utilitarismo, fu
capace di calpestare i principi e gli affetti più sacri. Creò
momenti di follia che, nel tentativo di sopraffare un’idea, si
trasformarono nell’eliminazione fisica degli uomini che la
rappresentavano.
A
Cattolica Eraclea nella prima fase ci fu un attentato ai danni di
Aurelio Bentivegna e Giuseppe Scalia, il primo rimase ferito e il
secondo fu ucciso. Altra vittima, a distanza di circa dieci anni,
dopo l'emanazione della legge di riforma agraria regionale, fu il
primo
sindaco comunista Giuseppe Spagnolo.
A
contrapporsi alla mafia erano per lo più i
contadini
e le forze politiche che ne rappresentavano gli interessi economici e
le aspirazioni sociali ...
A
cadere sotto i
colpi
della lupara furono ...
contadini,
operai, artigiani, piccoli intellettuali, che si
erano
posti alla testa della lotta per l'assegnazione delle terre incolte e
la conquista della riforma agraria ...
a
Cattolica Eraclea caddero Giuseppe Scalia il 25
novembre
1945
... il
13
agosto
1955
Giuseppe
Spagnolo.3
L'occupazione
delle terre incolte fu un fenomeno che interessò braccianti e
contadini di diversa estrazione politica. Erano presenti socialisti,
comunisti e democristiani, questi ultimi aderenti alla cooperativa
San
Giuseppe, diretta
dal sacerdote Amedeo Gammacurta, da Vincenzo Morello e da Ignazio
Giuffrida. Le modalità dell'occupazione delle terre sono state
descritte nella sua tesi di laurea da Nino Aquilino:
Centinaia
di contadini, braccianti, nullatenenti a piedi o
a
dorso d'asino, mulo, etc. con alla testa Francesco Renda, Giuseppe
Spagnolo ed altri al grido "la terra ai contadini"
procedevano alla sistematica occupazione delle terre. I feudi
occupati appartenevano al marchese Giovanni Borsellino e al cavaliere
Gaspare Borsellino (Monte di Sara, contrada Borangio ed Asparacia).
Furono pure occupate terre in contrada piana Vizzì di proprietà del
latifondista Briuccia di Montallegro e in contrada San Giorgio, Pere
Barbaro di proprietà della famiglia Pasciuta Agnello di Siculiana. l
terreni venivano assegnati alla cooperativa socialcomunista "La
proletaria", che mediante sorteggio li divideva tra gli
iscritti.4
I mezzi poco
ortodossi ma tradizionali, adoperati dagli agrari, non furono
sufficienti a neutralizzare l'occupazione delle terre. I decreti del
ministro Gullo furono fatti eseguire e alcune porzioni dei feudi
predetti, in pratica le terre meno fertili, furono date ai contadini
che ne avevano diritto. Negli anni seguenti fu pienamente attuata la
riforma agraria e si creò a Cattolica Eraclea una nuova classe
sociale: i coltivatori diretti, piccoli proprietari terrieri.
Conquistata la terra, altri furono gli interessi e gli orientamenti
politici dei contadini. Nel decennio 1950-1960 il ceto contadino, in
parte, si avvicinò alla D.C., quasi a volersi distinguere dai
nullatenenti e dai braccianti e per proteggere in tal modo la piccola
proprietà conquistata. Da parte di altri, non riuscendo a tirare
avanti, poiché la poca terra acquisita non era sufficiente ad
assicurare alla famiglia i necessari mezzi di sussistenza, si preferì
abbandonare la terra ed emigrare al Nord o in Canada. A Cattolica i
fini che la riforma agraria si era proposti in parte fallirono. Essa,
infatti, non riuscì a creare un ceto di piccoli proprietari
contadini, invece accadde che contadini medi e ricchi e la borghesia
professionale comprassero tutta la terra possibile, lasciando agli
altri ben poca cosa. Al di là dei risultati raggiunti, bisogna dare
merito a coloro i quali si sono sacrificati per migliorare lo stato
sociale ed economico della nostra comunità.
Nella
storia del movimento contadino, come in ogni storia degna di questo
nome, le condizioni non furono sempre uguali. Ci fu il tempo della
poesia e il tempo della prosa; il tempo dell’entusiasmo e il tempo
dello scoramento; il tempo dell’impegno e del sacrificio e il tempo
in cui a prevalere furono il calcolo e la ricerca del vantaggio
personale. Fra un tempo e l’altro ci furono uomini semplici dalla
tempra straordinaria che divennero organizzatori e dirigenti di
cooperative, di associazioni, di leghe sindacali, di sezioni di
partito, cui dedicarono la loro esistenza con abnegazione e fedeltà
assolute (fra
questi ricordiamo Giuseppe Spagnolo);
e ci furono intellettuali e professionisti, che, mettendo da parte le
loro vocazioni personali e i loro interessi, e anche sacrificando il
loro avvenire andarono fra i contadini e ne divennero il lievito e la
guida. Soprattutto i giovani, universitari o da poco laureati,
lasciate le aule accademiche e gli studi prediletti, percorsero i
sentieri delle campagne siciliane, e ne accettarono i disagi e i
pericoli.5
1G.
Restifo, Sottosviluppo e lotte popolari in Sicilia 1943-1974, 68.
2F.
Renda, Storia della Sicilia, vol. III, 204-205.
3F.
Renda, In ricordo di Gaetano Costa, nota introduttiva, 18-20.
4N.
Aquilino, Cattolica Eraclea dal 1943 al 1984.
5F.
Renda, Storia della Sicilia, vol. III, 1269-1270.