IL PAESE DELLE VEDOVE BIANCHE
UNA PAGINA AL GIORNO:
...,Don Nicola respirò profond
amente, apprezzando di buon cuore la salubre aria di Metadoro, che fortunatamente era stata distribuita da Dio a tutti gli esseri viventi in misura tale da soddisfare tutte le voglie! Il suo pessimismo, a volte, lo conduceva a fare delle amare considerazioni:
“La corruzione imperversava, entrava nelle
case al posto del lavoro, che i giovani sognavano e difficilmente riuscivano a
trovare! L’uomo riuscirà a distruggere anche l’ordine universale? Era meglio
non soffermarsi oltre su queste considerazioni assillanti!”.
Il prete consultò l’orologio della piazza,
ammirando la maestosità della torre e accorgendosi di essere in ritardo. Stava
per affrettare il passo quando incontrò la romena Erika, una giovane
parrocchiana extracomunitaria, che teneva per mano il figlioletto di sei anni.
La donna, scorgendolo, con atteggiamento
supplichevole salutò:
“Mi benedica padre!”.
“Sia lodato Gesù Cristo”, rispose il prete,
sostando al centro della piazza, considerata il salotto cittadino.
Essa era delimitata da un antico palazzo
principesco del settecento. Imponente, suggestivo, in parte deturpato dal
cemento e da alcune modifiche strutturali, denunciava lo stato di abbandono in
cui versava. Quel luogo, considerato il cuore del paese, accoglieva durante il
giorno i civili, gli sfaccendati e i disoccupati e la sera i giovani
desiderosi d’incontrarsi, passeggiare e conoscersi. Bar, negozi e circoli
ricreativi e culturali facevano da corona alla piazza e nello stesso
tempo si trasformavano in carta moschicida per i giovani, che ciondolavano dal
bar al circolo per ammazzare tempo, salute e denaro!
“Padre, avrei bisogno del suo aiuto”.
“Posso fare qualcosa per te?”.
Erika raccontò al prete le sue disgrazie. Il
marito, Calogero Verde, era emigrato da sette anni nella Repubblica Federale
Tedesca in cerca di lavoro e da sei mesi non dava più notizie, né per telefono,
né per lettera. Non aveva più soldi e non sapeva come provvedere ai bisogni del
proprio figliolo. Le avevano consigliato di rivolgersi al Sindaco per avere un
lavoro o un sussidio. Sperava che il parroco, da tutti conosciuto, apprezzato e
ascoltato, potesse aiutarla, accompagnandola in municipio e parlando al
posto suo.
“Figlia mia, tra cinque minuti,
immancabilmente, devo essere in chiesa. Ho da celebrare un matrimonio, mi
dispiace, non posso accompagnarti”, fece presente don Nicola, continuando ad
asciugarsi il sudore della fronte.
“Non so come fare… come parlare… speravo
tanto nel suo aiuto!”.
“Non ti devi preoccupare, figlia mia!
Presentati a nome mio all’assessore Rapaci, perché il Sindaco, anche oggi, è
fuori sede. Vedrai che farà tutto il possibile per venirti incontro”.
“Farò come dice… grazie”, concluse Erika.
Il prete fece una carezza al bambino, fissò
gli occhi della giovane donna, accennò a un saluto e volse i suoi passi verso
la sua chiesa.
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