LA
PRIMA DONNA CHE GOVERNÒ CATTOLICA
PANORAMA DEL PAESEPIAZZA ROMA
PRIMA CHIESA DEL PAESE
La fondazione e lo sviluppo del comune di
Cattolica Eraclea sono dovuti in gran parte all’intelligenza e fattività di una
donna, profondamente cattolica. Cosa ci riserva il futuro? Dopo quattro secoli
di vita può una donna reggere le sorti del nostro Comune? La principessa
Giovanna Isfar Corilles, Del Bosco può essere d’esempio alle altre donne?
Ripercorriamo le tappe che hanno portato
Giovanna ad ingrandire il paese ed erigere le principali chiese.
Il primo ottobre del 1616, alla morte del
padre Blasco Isfar, il titolo di duchessa fu ereditato da Giovanna Isfar et
Corilles, la quale si era sposata nel 1609 con Don Vincenzo Del Bosco, Duca di
Misilmeri, primo Conte di Vicari, Barone di Prizzi e Palazzo Adriano,
Straticoto di Messina, Cavaliere del Toson D’oro, Pretore di Palermo
(1652-1654) e uno dei dodici Pari del Regno.
La duchessa, collaborata dal marito, dal
cappellano segreto don Vincenzo Ingraudo, dal notaio Raffaele Pontorno e dagli
altri giurati della Terra della Cattolica,
diede nuovo impulso all'immigrazione di coloni e al sorgere di nuove
costruzioni. Completò le opere iniziate dal padre (tra cui la chiesa intitolata
allo Spirito Santo) e dal fratello, e avviò la costruzione di nuove chiese. Il
marito, preso dai propri impegni derivatigli dalle cariche ricoperte a Palermo
e Misilmeri, diede poco aiuto alla consorte nell'amministrare il novello
ducato, che per concessione di Filippo III l’8 agosto 1620 fu elevato a
principato. Giovanna fu nominata principessa per aver ben meritato nell'opera
d’organizzazione e urbanizzazione del novello comune, che in pochi anni si era
arricchito di chiese, un’ampia piazza e strade diritte e larghe.
La
piazza si estendeva su un pianoro sufficientemente ampio, dai lati e dal centro
di essa si dipartivano quattro strade con direzione Est-Ovest che delimitavano
gli assi principali dello sviluppo urbanistico. Nella direzione Nord-Sud,
invece, si avevano due ampie strade di lunghezza pari ai lati esterni più
lunghi della piazza. [1]
La principessa Giovanna abitava a Palermo nel
palazzo Bosco di proprietà del marito.
Per un lungo periodo soggiornò a Cattolica nella casa baronale (odierna
Biblioteca Comunale) e trovò in don Vincenzo Ingraudo, primo parroco, facente
funzioni d’arciprete, originario di Montallegro, un validissimo sostegno. Dal
1616 al 1630 furono ultimate o costruite ben cinque chiese: Madonna della
Pietà, Madonna delle Grazie, Sant’Antonio Abate, Sant'Isidoro e Maria
Santissima della Mercede (dedicata all’Immacolata Concezione Madre di Dio). La
costruzione di quest’ultima chiesa, iniziata nel 1614, era stata affidata dal
barone di Cattolica a fra’ Miguel delle Piaghe, famoso predicatore del tempo.
In seguito alla morte di Blasco, la costruzione della chiesa era stata
interrotta da don Vincenzo Del Bosco, il quale non intendeva onorare l’oneroso
impegno, preso dal suocero con fra’ Miguel, di versare la somma di 500 ducati
annuali.
Con la sua morte cessò tutto, perché la
figlia che lo succedette si sposò con don Vincenzo Bosco, duca di Misilmeri, e
non solo non stette ai patti descritti nel testamento del padre, ma si oppose,
non tenendo conto che suo padre l’aveva preferita come erede. I Giudici accettarono
che la figlia fosse dichiarata erede al posto del figlio maschio legittimo.[2] La Signora
smise di pagare la rendita per molto tempo e impedì al Duca suo marito
di proseguire l’opera che il suocero aveva cominciato.[3]
Negli anni seguenti si arrivò a un
compromesso e la principessa Giovanna onorò la promessa fatta dal padre,
donando ai frati scalzi quanto promesso. In questo modo negli anni 1630-1636 fu
portata a termine la costruzione della chiesa dedicata alla Madonna della
Mercede, dove fu tumulata la salma di Francesco.[4] Questo fatto è stato riferito anche da don
Giuseppe Castronovo:
Un altro convento con l’annessa chiesa fondò
nel 1630 la Principessa Giovanna, il convento cioè di Maria SS. Della Mercede,
assegnandogli dei beni: case e giardini dell’Ingastone, terre dell’Alvano, fra
le quali quelle della Salina, terre della Mortilla, della Piana e del
territorio di Montallegro. Erano nel convento sei padri e due fratelli laici.[5]
Nel 1635 fu fondata la Congregazione di Maria
SS.ma del Rosario, che aveva il compito di collaborare col parroco e provvedere
alle spese della chiesa.
[1]
M. Renda, I nuovi insediamenti nel 600 siciliano - Genesi e sviluppo di un
Comune, 86-87
[2]
Probabilmente Francesco era stato dato per disperso o non si aveva notizia
certa della sua morte, tanto che alla morte di Blasco spettò ai giudici
riconoscere Giovanna come erede.
[3]
Annali dei Frati Scalzi, 913.
[4]
Cfr. Annali dei frati scalzi, anno 1614.
[5]
G. Castronovo, Notizie storiche su Cattolica, 32.