CONTRADA SAN GIORGIO - BRANDA - IL SITO DEI MONUMENTI
(Articolo tratto dal libro "Da Eraclea Minoa a Cattolica).
Altro sito archeologico notevole è quello che si
trova in contrada San Giorgio- Branda, di cui non si è certi del nome e che è
indicato come il sito dei “Monumenti”. Questo appellativo deriva alla località
dalle rocce intagliate a forma di giganti (chiaro l’influsso acragantino),
che caratterizzano la copertura della necropoli ivi esistente. In questa
località sono state scoperte, violate e lasciate incustodite interessanti tombe
a "grotticella o ad alveare”, che testimoniano la presenza sulla sovrastante collina di un insediamento
d’origine miceneo-cretese, abitato fino al periodo bizantino-arabo. Risalendo
fino in cima alla collina, si arriva sul pianoro della contrada Branda. Anche
qui insistono delle interessanti tombe ad alveare, violate da tempo e ostruite
da erbacce e terriccio. Una di esse è particolarmente interessante per
l’ampiezza: vi sono sei nicchie ricoperte di terriccio. Sul cucuzzolo della
collina si trovano i resti di una fortificazione in comunicazione visiva con
Capodisi e tutte le altre alture dei dintorni.
Dai racconti d’alcuni proprietari dei terreni della
contrada, abbiamo appreso che durante i lavori d’aratura sono stati scoperti i
resti di antiche abitazioni, cocci di vasi e monete. Si è cercato di
rintracciare un possessore di qualcuna delle monete, ma non si è riusciti
nell’impresa. Pochi i cocci di ceramica rinvenuti da una perlustrazione in
superficie. I campi sono stati sottoposti ad intensive coltivazioni e le pietre
delle costruzioni sono state ammassate ai bordi dei vari poderi.
Il sito archeologico San Giorgio – Branda, al
confine tra il territorio di Agrigento e Cattolica, a nostro avviso, testimonia
la presenza di un grande insediamento umano che va dal periodo sicano a quello
romano-bizantino. Con gli amici Gaspare e Diego Noto e Franco Mangiapane ci
siamo chiesti di quale città si trattasse. Non è facile trovare la risposta.
Una delle mitiche Camico? La nuova città acragantina chiamata Nea (Neapolis)?
Una fortezza distrutta ed abbandonata nel periodo bizantino o medioevale? Occorrerebbero ricerche scientifiche da
eseguire sul pianoro della contrada con scavi in profondità per trovare
testimonianze certe.
Dal Picone apprendiamo che nella zona tra Raffadali
e contrada San Giorgio, nel feudo Qattà o Kattà, di proprietà della Mensa
Vescovile di Agrigento, cui l’aveva donato il Gran Conte Ruggero nel 1093, si
trovava il casale arabo chiamato Cathal, abitato da cento villani. Questo casale nel medioevo era la stazione di transito per
coloro che da Platano si recavano a Girgenti, si trovava vicino ad una collina,
era circondato da fertili terreni ed aveva diritto a tenere un mercato
settimanale e un bagno pubblico, che servivano per tutta la regione. Il casale
Cathal non va confuso con Al Qattà di Canicattì. Si tratta di due località
diverse che hanno un nome simile di derivazione araba. Alcune fonti storiche
testimoniano l’esistenza nel XIV secolo del casale Cactà vicino Capte (Capodisi
in contrada Borangio), entrambi collocati nel feudo Cattà.[1] Nel 1616 nel feudo Cattà del principato di
Girgenti esisteva un mulino ad acqua di proprietà di Vincenzo Lo Iacono, uno dei
primi abitanti di Cattolica.
Pertanto,
sembra ragionevole ipotizzare che il casale Cathal si trovava nelle vicinanze
di Raffadali e della contrada Borangio-San Giorgio-Branda.
[1] Cfr. G. Picone, Memorie storiche, 145; M. S. Rizzo,
L’insediamento Medievale nella valle del Platani e A. Cutaia, L’itinerario
arabo-normanno Sutera Agrigento, 34.