DALLA CITTA' BEATA ALLA CITTA' ETERNA UNA PAGINA DEL ROMANZO IN VENDITA NELLE EDICOLE

.... Fu così che Elena propose al marito di farsi una vacanza in Sicilia la sua terra d’origine. I nonni materni erano nati ad Agrigento. “Andiamo a Minoa Eraclea, troveremo una spiaggia pulita e tanto sole. Sicuramente ti farà bene. Ti ricordi come eravamo felici laggiù durante la nostra luna di miele?”, disse Elena al marito. Affiorarono nelle loro menti tutte le cose gradevoli che avevano visto nell’isola: l’ospitalità dei siciliani, il calore e l’affetto dei lontani parenti di Elena, le meravigliose spiagge e le acque azzurre del mare. “Dammi il tempo di mettere a posto le cose nella nostra Bottega dell’arte, stabilire il turno delle ferie con il mio socio Ettore e poi partiremo”. Per la luna di miele erano andati in Sicilia. Conoscevano bene Palermo, Siracusa, Agrigento e Minoa Eraclea, di cui avevano apprezzato il teatro greco, la spiaggia e la pineta. Prenotarono, telefonicamente, per il mese di luglio un appartamento in un complesso di case vacanze di Minoa Eraclea. Nei giorni che precedettero la partenza, Elena riacquistò l’antico colorito. Sperava tanto che il calore della Sicilia avrebbe risolto il loro problema. Puntualmente, il primo di luglio alloggiarono in un comodissimo appartamento di Minoa. Pietro, il figlio del gestore Mario, li aveva subito messo a loro agio, facendo trovare loro il frigorifero ben fornito di bevande e un 93 vassoio ripieno di frutta di stagione. Inoltre, indicò loro i migliori ristoranti della zona, famosi per i gustosi piatti di pesce fresco. Non avevano da fare altro che provarli e poi scegliere quello di loro gradimento, concordando il prezzo giornaliero fisso per tutta la durata della loro permanenza. Infine, affascinato dagli occhi di Elena, si mostrò disposto a far loro da cicerone gratuitamente. Fin dal primo momento cominciò a fare un pensierino sulla bellissima Elena, si sentiva un novello Paride! Nel pomeriggio si recarono in spiaggia, affittarono le sedie a sdraio e cominciarono ad abbrustolirsi al sole, sorseggiando una bibita fresca. Tramite Pietro, conobbero alcuni giovani fra cui Giuseppe, un pittore del posto, e la sorella Carmela. Elena rimase affascinata dallo sguardo profondo di Giuseppe, dal suo fisico atletico e dal suo modo di fare. Iniziò una piacevole conversazione con i giovani, mettendo in mostra la sua verve di cittadina romana. Alberto intervenne nella discussione e si rivolse a Giuseppe. “Sono un appassionato di pittura, proprietario di una galleria d’arte, mi farebbe piacere vedere i suoi lavori”. “A vostra disposizione, quando vorrete, vi porterò nel mio studio. Questo è il mio biglietto da visita”, diede loro un talloncino con su scritto il suo indirizzo e il numero di telefono. I bagnanti avevano abbandonato la spiaggia, Elena e Alberto, rimasti soli, assistettero al tramonto del sole, che s’inabissava nel mare ceruleo. Rimasero stupiti dal colore rossastro del cielo, che sembrava intenzionato a dipingere di rosso tutta la spiaggia. La brezza del mare cominciò a dare un po’ di sollievo ai loro corpi arrossati per il troppo sole preso durante il pomeriggio. Infine, decisero di far ritorno a casa per cambiarsi gli abiti e recarsi nel ristorante in riva al mare per fare una cena a base di pesce fresco. I calamari alla brace erano eccezionali. Tutta la cena 94 fu squisita e Alberto concordò con il ristoratore il prezzo giornaliero per colazione, pranzo e cena. Ritornarono nell’appartamentino un po’ ebbri, per la bottiglia di vino bianco che avevano bevuto, e desiderosi di fare l’amore. La voglia di rimanere incinta moltiplicò il desiderio, l’impegno e le forze di Elena. Si strinse forte al marito, incurante del dolore che le provocava la scottatura della pelle. Si amarono con passione e con la speranza di poter trovare la soluzione al loro problema. Elena passeggiava col marito in riva al mare. Poco distante da loro, un bambino piccolissimo nuotava e con affanno cercava di raggiungere la riva. Sembrava un pesce, ma non lo era. Chissà da dove veniva! Dalle onde del mare affiorava leggermente il suo volto. Un gabbiano volava sulla testa del bambino, come se volesse afferrarlo. Si levò un leggero vento che allontanò l’uccello e fece increspare il mare; le onde s’innalzarono pericolosamente. A un tratto Elena udì una richiesta d’aiuto che proveniva da lontano e si rivolse al marito. “Alberto quel bambino ha bisogno d’aiuto! Non riesce a ritornare sulla spiaggia. Vai ad aiutarlo!”. “Non vedo alcun bambino all’orizzonte. Lasciami stare tranquillo”. Elena era mortificata per l’insensibilità mostrata dal marito. Bisognava fare qualcosa. Si buttò in acqua, cercando di nuotare più velocemente possibile. Ogni suo sforzo fu vano, le onde del mare rendevano irraggiungibile il bambino. Era disperata, invocava aiuto cercando di gridare, ma la voce non usciva dalle sue labbra. Continuò a nuotare con grande vigoria, ma i suoi sforzi risultarono inutili. Si sentì scuotere da una mano e si svegliò. “Elena, svegliati. Sei molto agitata. Cosa stavi sognando?” chiese il marito. 95 Elena si rese conto che quello che aveva fatto era un brutto sogno, che non lasciava presagire niente di buono, e, non volendolo raccontare per intero al marito, rispose di non ricordare tanto bene quello che aveva sognato. “Ricordo solo che un bambino stava per annegare e io tentavo di salvarlo”. “I sogni sono frutto delle nostre aspettative. Vedrai che riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo. Ci vuole solo pazienza!” la rassicurò Alberto. Si recarono al bar ristorante per fare colazione e incontrarono Pietro, Giuseppe e sua sorella Carmela, una ragazza piccola di statura, sveglia, sorridente e simpatica. Dopo aver fatto colazione, Alberto chiese a Pietro se fosse possibile recarsi con qualche mezzo nel paese di Cattolica Eraclea, per affittarsi una macchina, che gli era necessaria per spostarsi e visitare le città vicine, dove vivevano alcuni lontani parenti della moglie. “Certamente, vi posso accompagnare io e approfitterò dell’occasione per sbrigare alcune faccende” propose Pietro. Elena fece presente che avrebbe voluto visitare il teatro greco o starsene sdraiata sulla spiaggia. Carmela e Giuseppe si misero a disposizione per accompagnarla. Pietro e Alberto partirono alla volta di Cattolica Eraclea. Elena, Carmela e Giuseppe si recarono sul pianoro, dove insistevano il teatro greco, le rovine della città e l’antiquarium. Il pianoro, chiamato Piano della Torre, era un terrazzo naturale con una meravigliosa vista sul mare. L’aria era...

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